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Solo un altro respiro, prima di morire

Qui non troverete solo gag e post su Wanna Marchi (cantami, o Diva, del Pelìde Achille l’ira funesta), diciamolo subito. Qui sono cazzi. Qui ci si fa le domande pese. Qui non si guarda in faccia nessuno.

Nella fattispecie, oggi si parla di: ‘morte inconcepibile’

A parte le trite considerazioni sulla distruzione del WTC, a parte essermi sempre chiesto “che rumore fanno due torri di più di 500 metri d’altezza che collassano schiantandosi al suolo”, quello che  mi ha sempre lasciato con gli occhi sbarrati è la scena di quelli che si sono lanciati nel vuoto.

(ah: il fatto ha lasciato sgomento anche De Lillo, vedasi questo, libro diafano, pesantissimo, inconcludente ma dannatamente elegante).

Ma torniamo a noi. Anzi, a loro. Come se non fosse abbastanza agghiacciante e atroce il concetto di gente che si lancia nel vuoto dalle torri gemelle, leggendo qua e là se ne vengono a scoprire, se possibile, di peggio. Di male in peggio, appunto, come si suol dire.

Si apprende infatti che (in ordine di orrore crescente):

– (cosa che nessuno si chiede) i jumpers furono classificati come casi di omicidio – giustamente – e non di suicidio, nonostante l’atto in sé di buttarsi sia, comunemente, un caso di suicidio; si tratta di un dettaglio, ma un dettaglio interessante.

– parte dell’opinione pubblica americana di fede oltranzista  (ettepareva) sembra intimamente incline a stendere un velo su questa vicenda perché “in this country of intense religious fervour, many believe that to be a ‘jumper’ was to choose suicide rather than accept the fate of God — and suicide in whatever circumstances is considered shameful or, indeed, a sin that will send you to Hell” (cit. dall’articolo del Daily Mail, uno dei due link sopra, incentrato proprio su questo). Questo è uno dei dettagli raccapriccianti che l’America da predicatore con la cravatta texana ogni tanto sa riservarci riempiendoci di angoscia (per la serie: a che cazzo di gente siamo in mano), ma anche qui, transeat.

– mentre molti parenti sono rimasti giustamente DI MERDA, per altri sapere che il proprio figlio/fratello/moglie ecc ha saltato da 500 metri è stato, virgolette d’obbligo, “consolatorio”. Perché? Perché ha denotato una scelta attiva, una (comunque vana) REAZIONE agli eventi, una opposizione alla passiva disperazione: “Jumping is something you can choose to do,’ he says. ‘To be out of the smoke and the heat, to be out in the air, it must have felt like flying.’  o anche: ‘It made me feel she didn’t suffer and that she chose death on her terms rather than letting them burn her up.’

– in opposizione all’immagine idealizzata (che ha una denotazione figurativa/mitica/simbolica/emotiva impressionante) di coloro che si sono buttati nel vuoto per sfuggire alle fiamme,  le indagini successive rivelano dinamiche terrificanti di molte persone che in realtà sono cadute ACCIDENTALMENTE – cioè senza che volessero buttarsi: qualcuno ha provato ad arrampicarsi o uscire tenendosi all’esterno sospeso nel vuoto ed ha perso la presa. Qualcuno camminava reso cieco dal fumo o con le mani sugli occhi per poi precipitare nel vuoto dallo squarcio nella facciata. Qualcuno è stato trascinato giu da altri che si sono buttati da sopra (sic). Qualcuno (immaginatelo) è caduto perché molti stavano sul bordo per respirare aria *fresca*, e la pressione di quelli dietro, che fuggivano dal calore, ha causato alla prima fila di precipitare nel vuoto. Qualcuno, in una macabra e terribile metafora di un cartoon, ha provato a lanciarsi facendo un paracadute coi vestiti che, ovviamente, non ha retto.

– qualcuno si è buttato e basta. Qualcuno l’hanno visto pensare disperatamente, e guardare cadere gli altri, per poi lasciarsi andare a sua volta come se il tuffo di altri prima di lui l’avesse convinto dell’inevitabile. Come se vedere un altro farlo prima di lui, gli avesse dato la forza. Qualcuno, e non è difficile da immaginare, si è buttato tenendosi per mano

– infine, la cosa che mi ha colpito di più: ‘One woman, in a final act of modesty, appeared to be holding down her skirt’: la donna che cade, in un volo verso la morte a 250 km/h da 110 piani, e in un ultimo atto di pudore, si tiene la gonna abbassata.

Se non è orrore questo, gente, non so cosa può esserlo.

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